Le Grotte di Castellana sono un complesso di cavità sotterranee di origine carsica , di grande interesse dal punto di vista speleologico e turistico . Il complesso è situato nel comune di Castellana Grotte , in provincia di Bari , a circa due chilometri dal centro cittadino. Annesso al complesso è il Museo speleologico.
Le grotte presentano, sia nel percorso turistico di 3 chilometri che nelle sue diramazioni, una grandissima varietà di concrezioni, come stalattiti , stalagmiti , colonne e manti di calcite , di diverse dimensioni, forme e colori.
Le grotte di Castellana, estese e molto ripide per circa 3 chilometri, si aprono a 330 m sopra il livello del mare e a meno di 500 metri dall’abitato di Castellana. L’intero territorio comunale è caratterizzato da rocce calcaree composte essenzialmente da carbonato di calcio, prevalentemente del tipo calcare di Altamura.
L’ingresso naturale alle grotte è un’enorme voragine profonda sessanta metri denominata la Grave. La visita al pubblico si snoda lungo uno scenario per circa 1 km. L’itinerario più lungo, richiede due ore e si sviluppa per 3 km, tra caverne e voragini a cui sono stati dati nomi mitologici o fantastici. Dalla Grave alla Grotta Nera o della Lupa Capitolina, dopo aver superato il Cavernone dei Monumenti, superato la Calza e successivamente la Caverna della Civetta, attraversato il Corridoio del Serpente, la Caverna del Precipizio e il Piccolo Paradiso, si scorre per il lungo Corridoio del Deserto detto anche il Grand Canyon sotterraneo (di una colorazione rossiccia dovuta alla presenza in tale tratto di minerali ferrosi) si raggiunge la Caverna della Torre di Pisa, il limpido Laghetto di acqua di stillicidio, il Corridoio Rosso, la Caverna della Cupola e infine passando dal luccicante Laghetto di Cristalli, si giunge nella Grotta Bianca, cavità luminosa e splendente.
Sono presenti anche stalattiti eccentriche che sembrano violare la legge di gravità.
Nel 1938 l’Ente Provinciale per il Turismo di Bari chiese all’Istituto Italiano di Speleologia di Postumia che uno speleologo effettuasse un sopralluogo in alcune grotte della zona già esplorate per trasformarle in un’attrazione turistica. Ma nessuna di esse, a causa della loro limitata estensione, fu in questo senso utile.
Il 23 gennaio 1938, finalmente, Anelli scese nella Tomba, il cui fondo era colmo di una grande quantità di materiale di scarto, lì accumulato dal passare del tempo. Scese sul pavimento, poi si avventurò in un corridoio che scomparve nell’oscurità per poi ritrovarsi in un passaggio seminascosto da stalattiti e stalagmiti e infine in un’enorme grotta, chiamata in seguito “Grotta dei Monumenti”. Questa caverna era così grande che la sua lampada ad acetilene non riusciva ad illuminare la volta e le pareti e così decise di ritornare due giorni dopo per continuare la sua esplorazione. Questa volta Anelli fu aiutato da un coraggioso operaio castellanese, Vito Matarrese. Insieme scesero nella grotta e continuarono l’esplorazione per più di 300 metri. Ma dovettero fermarsi al termine di una breve galleria discendente, davanti ad un profondo abisso, oggi conosciuto come Corridoio dei Serpenti.
Due mesi dopo, nel marzo 1938, Anelli tornò a Castellana e, sempre con Matarrese, continuò l’esplorazione. Ma, ancora una volta, dovette fermarsi raggiungendo una nuova voragine distante più di 600 metri dalla prima grotta. Il professor Anelli trascorse diversi giorni a Castellana e avviò il primo rilievo delle grotte, che fu completato nel settembre 1938, durante il suo terzo soggiorno a Castellana. Quando Anelli lasciò Castellana, fu Vito Matarrese a occuparsi dell’esplorazione delle grotte. Scavalcò il precipizio del Corridoio del Deserto e scoprì l’ultima grotta, la Grotta Bianca, nel 1940.