La ragazza che amava Miyazaki ( un omaggio a Civita Bagnoregio e a Laputa – Castello nel cielo Hayao Miyazaki )
L’immaginario contemporaneo, soprattutto quello legato alla narrativa per ragazzi, trova spesso ispirazione in luoghi reali che si intrecciano con la fantasia. Uno degli esempi più significativi questa fusione tra realtà e fantasticheria è rappresentato da Valvento, luogo fittizio descritto nel libro La ragazza che amava Miyazaki scritto da Silvia Casini, Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua e edito da EinauRagazzi. All’interno del libro, Valvento emerge come un tributo non solo all’universo creativo Hayao Miyazaki, ma anche al paesaggio straordinario Civita Bagnoregio, un borgo italiano che evoca un senso magia e meraviglia simile a quello delle opere del regista giapponese.
Civita Bagnoregioun luogo ispirazione
Civita Bagnoregio, situata nella provincia Viterbo, è una cittadina che ha guadagnato negli ultimi anni una crescente notorietà, sia per la sua bellezza architettonica sia per la sua singolare posizione geologica. Costruita su una collina tufo, è conosciuta come “la città che muore” a causa dell’erosione che minaccia il suo perpetuo degrado. La sua architettura medievale, i vicoli stretti e le abitazioni in pietra conferiscono a Civita un aspetto quasi fiabesco, richiamando alla mente le ambientazioni fantastiche dei film Miyazaki.
Nel libro La ragazza che amava Miyazaki, Valvento viene descritto come un luogo immaginario che trae notevoli spunti visivi e narrativi da Civita, fungendo da sfondo per le avventure e le scoperte della protagonista. La presenza elementi naturali, come i dirupi e le valli circostanti, arricchisce il paesaggio Valvento, rendendolo vivo e vibrante.
Il legame con Laputa – Castello nel cielo
Nell’universo Hayao Miyazaki, Laputa volteggiante nel cielo, rappresenta un simbolo utopia e meraviglia, un luogo dove la fantasia è in grado superare i confini della realtà. Questo luogo sopra le nuvole, caratterizzato da tecnologie avanzate e natura incontaminata, si configura come un rifugio ideale, un’escursione verso l’ignoto e l’incredibile. L’incontro tra civiltà e natura in Laputa stimola riflessione e l’immaginazione.
Valvento, analogamente, diventa un microcosmo dove la bellezza naturale e la scoperta della cultura sono indissolubilmente legate. Questo riferimento a Laputa rispecchia la stessa concezione un viaggio che supera le mere frontiere fisiche e temporali, portando i personaggi e i lettori a esplorare temi crescita personale, amicizia e avventura.
Esplorazione e identità
Nel libro La ragazza che amava Miyazaki, Valvento non è soltanto un’ambientazione, ma diventa anche un simbolo esplorazione e auto-scoperta. La protagonista, Sofia, attraverso le sue esperienze, si confronta con le sue paure, le sue aspirazioni e il mondo circostante. Questo itinerario interiore è parallelo al viaggio fisico che intraprende in un luogo che raccoglie ricore tradizioni, creando in questo modo un legame forte con la propria identità.
Anche Civita, con la sua storia intrisa eventi, culture e trasformazioni, funge da specchio per la protagonista. La cittadina rappresenta le radici culturali e storiche che alimentano il senso appartenenza e la ricerca senso nel moderno contesto vita. Questo connubio tra passato e presente, tra antico e moderno, diventa un elemento chiave per comprendere la complessità del viaggio della ragazza, non dissimile da quella che si può percepire nei film Miyazaki.
La rappresentazione della natura
Un altro aspetto fondamentale è la rappresentazione della natura, che in Valvento gioca un ruolo significativo. La bellezza dei paesaggi, il cambiamento delle stagioni e il potere evocativo degli elementi naturali sono elementi che collegano la protagonista con il mondo che la circonda. Civita Bagnoregio, con i suoi panorami mozzafiato e le sue peculiarità geologiche, crea una sinergia con il contenuto del libro, esaltando l’importanza preservare la bellezza del nostro pianeta.
Analogamente, nei film Miyazaki, la natura è un’entità viva, custode segreti e saggezze antiche. La relazione simbiotica tra personaggi e ambiente sottolinea un messaggio chiarola salvaguardia della natura e l’interconnessione tutte le forme vita devono essere al centro delle nostre priorità.
Un ponte tra realtà e fantasia
Oltre al fittizio borgo Valvento (che è un mix elementi miyazakiani e non riprende soltanto Laputa, ma anche altri dettagli provenienti da La città incantata e da Nausicäa della Valle del vento sempre del regista nipponico), c’è anche il Giappone, che è il luogo del cuore Sofia.
Nella seconda parte del libro, le descrizioni visive dei paesaggi giapponesi, dai fiori ciliegio ai templi antichi, svolgono un ruolo cruciale nel rendere tangibile l’atmosfera del Sol Levante. Questi elementi naturali e architettonici non sono semplici scenografie; al contrario, si intrecciano nel racconto come simboli del passaggio del tempo e dell’effimero, temi cari anche alla filosofia giapponese. La bellezza transitoria, rappresentata perfettamente dalla fioritura e caduta dei sakura, si erge a metafora della vita stessa, e la protagonista apprende quanto sia importante apprezzare ogni istante.
In conclusione, La ragazza che amava Miyazaki rappresenta un affascinante punto incontro tra realtà e immaginazione. Valvento diventa così un simbolo speranza e scoperta, un luogo dove è possibile rifugiarsi e dare sfogo all’immaginazione. Il Giappone, invece, può essere considerato come un luogo dell’anima e attraverso le esperienze della protagonista, il testo offre una riflessione profonda sul valore delle radici culturali, sull’amore per la natura e sulla necessità sognare un futuro migliore.
Questa fusione elementi reali e fantastici non solo arricchisce il contenuto del libro, ma invita anche i lettori a esplorare i loro moninteriori e a riconnettersi con la bellezza che li circonda, esattamente come i film Miyazaki hanno fatto per generazioni. In tal modo, il libro si erge non solo come un’opera narrativa, ma come un autentico invito a vivere in un mondo possibile e a sognare mon(im)possibili.
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